Prestiti alle imprese durante la pandemia

Secondo l’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia, nel corso della prima ondata pandemica i prestiti alle società non finanziarie hanno nettamente accelerato nei quattro principali paesi dell’area dell’euro, pur con intensità differenti. Il tasso di crescita sui tre mesi ha raggiunto il picco a maggio del 2020, collocandosi al 13,0 per cento in Italia e al 15,1 in Germania e su valori ancora più elevati, il 31,7 e il 43,0 per cento, rispettivamente in Francia e Spagna.

In questa fase l’espansione del credito ha riflesso il marcato aumento della richiesta di fondi da parte delle imprese, da un lato per soddisfare il fabbisogno di liquidità dovuto al calo dei flussi di cassa, dall’altro per costituire riserve precauzionali volte a fronteggiare l’incertezza sulle prospettive economiche.

Secondo l’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey, BLS), in tutti i paesi questo deciso incremento della domanda di prestiti ha riguardato prevalentemente le esposizioni assistite da garanzia dello Stato, che hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere l’afflusso di credito alle aziende.

Fino alla metà del 2020 anche i criteri di offerta applicati sui nuovi finanziamenti alle imprese sono stati notevolmente allentati in Francia, Italia e Spagna, a fronte di un modesto irrigidimento in Germania; vi hanno contribuito le misure di politica monetaria, prudenziale e di bilancio, in particolare quelle di sostegno alla liquidità.

Durante la seconda fase dell’emergenza sanitaria la crescita dei prestiti alle società non finanziarie è stata eterogenea tra paesi: da agosto la dinamica è risultata debole in Germania e Spagna, mentre è rimasta robusta in Francia e Italia, sebbene in attenuazione rispetto alla primavera.

Nella seconda metà dell’anno i criteri di offerta applicati ai nuovi finanziamenti alle imprese sono stati nel complesso irrigiditi in Francia, Spagna e Germania, mentre si sono mantenuti favorevoli in Italia (dove il ricorso ai prestiti garantiti dallo Stato è stato più intenso in questa fase, dopo gli iniziali ritardi nell’attuazione delle misure di sostegno alla liquidità). A partire dall’estate, solo le banche italiane, tra quelle intervistate nell’indagine, hanno segnalato un’ulteriore marcata espansione della domanda di prestiti da parte delle società non finanziarie.

Tra marzo del 2020 e gennaio del 2021 le imprese italiane hanno registrato emissioni nette di titoli di debito e azioni quotate per un ammontare complessivo di circa 12 miliardi, a fronte dei 74 e 64 delle aziende francesi e tedesche.

Alla capacità dell’economia italiana di fronteggiare lo shock pandemico hanno contribuito:

• il basso indebitamento delle famiglie e la situazione finanziaria delle imprese migliore che in passato
• l’elevata vita media residua dei titoli pubblici
• l’aumento del grado di patrimonializzazione delle banche
• il basso rischio di liquidità nell’industria del risparmio gestito
• la posizione netta con l’estero in attivo.

Gli effetti negativi dell’espansione della leva finanziaria sono stati in parte mitigati dalla composizione per scadenze dell’indebitamento e dall’aumento delle riserve di liquidità; anche per effetto degli schemi pubblici di garanzia, l’incidenza dei finanziamenti a breve termine sui debiti finanziari totali, pari al 19 per cento, ha infatti raggiunto un minimo storico, attenuando così il rischio collegato al rinnovo dei prestiti in scadenza.

Fonte: Banca d’Italia